La sintesi dei principali avvenimenti finanziari

Settimana contrastata sui mercati finanziari, galvanizzati da un lato dall’ipotesi della chiusura dell’accordo commerciale tra USA e Cina e impauriti dall’altro dalla possibilità di un fallimento delle trattative, aggravato dalle minacce di Trump che ha ipotizzato nuove tariffe sui prodotti cinesi in caso di mancata intesa.

Peraltro il presidente statunitense continua ad aprire nuovi fronti di scontro commerciale, come ha fatto in settimana nei confronti di Brasile e Argentina, ventilando nuovi dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, e verso la Francia, valutando rappresaglie sul piano degli scambi tra i paesi per l’applicazione in suolo francese della cosiddetta “web tax”, l’imposta che colpisce le vendite dei giganti (americani) della rete come Google e Amazon.

Anche i dati congiunturali statunitensi non hanno avuto un andamento univoco: deludenti gli indici ISM manifatturieri, ma positivo il mercato del lavoro con una crescita dell’occupazione e dei salari. Favorevole anche il sentiment dei consumatori, che si è riflesso in vendite record nei tradizionali appuntamenti del Black Friday e del Cyber Monday, ma crescono i timori per i profitti aziendali del quarto trimestre, che si preannunciano più deboli delle attese.

In Europa, e in particolare in Germania, gli indici PMI manifatturieri fanno registrare una crescita dai minimi raggiunti, ma il ribasso della produzione industriale anno su anno è il peggiore dell’ultima decade, mentre in Cina gli indici PMI Caixin tornano saldamente sopra quota 50 punti in questo secondo semestre dell’anno.

Infine, in rialzo il prezzo del petrolio, sia per effetto dei limitati tagli alla produzione decisi nell’ultimo vertice OPEC, sia per l’inattesa decisione dell’Arabia Saudita di ritoccare ulteriormente la propria quota di greggio oltre gli accordi presi con gli altri paesi produttori.

Il positivo rapporto sul mercato del lavoro USA dovrebbe confermare l’intenzione della Federal Reserve di lasciare invariati i tassi nel prossimo meeting di dicembre, dopo i tre tagli consecutivi decisi negli ultimi incontri del comitato di politica monetaria. Oltre alla riunione del FOMC, i dati di maggior rilievo in settimana dovrebbero essere le vendite al dettaglio di novembre e gli indici dei prezzi al consumo.

Anche in Europa si terrà la riunione di politica monetaria della BCE, la prima dell’era Lagarde, particolarmente attesa dagli analisti per valutare toni e stili della nuova presidente, ma da cui non ci si aspettano particolari cambiamenti nelle misure in atto e negli scenari previsionali. Oltre ai dati della produzione industriale dell’area euro e al sondaggio ZEW in Germania, saranno noti in settimana i risultati delle elezioni nel Regno Unito, dalle quali ci si attende la vittoria dei Conservatori e quindi il voto finale per la Brexit entro il prossimo mese di gennaio.

In Giappone, il dato del PIL del terzo trimestre dovrebbe essere rivisto al rialzo grazie a un maggior apporto degli investimenti privati, mentre il sondaggio trimestrale Tankan sarà probabilmente in discesa, anticipando un possibile rallentamento dell’economia del paese nell’ultimo quarto dell’anno.

Sui portafogli gestiti, limitati ritocchi alle posizioni in ambito domestico e un leggero incremento sulla parte internazionale della quota di una banca europea particolarmente attiva sui mercati emergenti.