La sintesi dei principali avvenimenti finanziari

Settimana ancora negativa sulle borse, caratterizzata anche da un ritracciamento del dollaro, dal rialzo dei tassi e da una discesa dei prezzi delle materie prime, con l’eccezione della componente energia.

Sui mercati finanziari, l’evento di maggior rilievo è stato l’intervento della banca centrale britannica per arrestare il declino dei prezzi dei titoli di stato e la svalutazione della sterlina: la Bank of England ha invertito la politica di quantitative tightening, attiva da qualche mese, tornando ad acquistare il debito del Tesoro sul mercato secondario.
I movimenti dei titoli e della valuta sono stati storicamente eccezionali: i prezzi del Gilt trentennale sia nel ribasso prima dell’intervento, sia nel successivo rialzo si sono mossi con un’ampiezza mai registrata in precedenza.

Sul piano della politica europea, invece, la Germania ha annunciato un piano di sostegno a famiglie e imprese a fronte della crisi energetica per un importo di 200 miliardi di euro, mentre la Commissione Europea fatica a mettere a punto una proposta unitaria per tutti i paesi.

Si alza la tensione in Ucraina: a seguito dell’esito scontato dei referendum nelle regioni occupate, la Russia ha dichiarato unilateralmente la loro annessione, mentre Kiev ha formalmente chiesto l’adesione alla NATO. In precedenza, un’azione di sabotaggio aveva danneggiato forse irreparabilmente i gasdotti Northstream 1 e 2 tra Russia e Germania, attualmente non operativi, e Mosca e Washington si erano scambiate reciproche accuse sulla responsabilità dell’atto.

Gli eventi geopolitici e lo scenario energetico continueranno a essere al centro dell’attenzione nei prossimi giorni: sotto questo profilo, da monitorare la riunione dei paesi dell’OPEC+, che potrebbero decidere di tagliare la produzione di petrolio per contrastare la discesa dei prezzi.

Dal punto di vista macroeconomico, sarà pubblicato a fine settimana il rapporto mensile sul mercato del lavoro USA, oltre agli indici PMI sulla fiducia delle imprese in molti paesi, all’indice dei prezzi alla produzione dell’area euro, alla produzione industriale in Francia e Germania e alle vendite al dettaglio dell’eurozona.