La sintesi dei principali avvenimenti finanziari

La settimana è stata prevalentemente negativa per i mercati azionari e caratterizzata invece da un calo dei rendimenti sui titoli obbligazionari, che beneficiano ancora di ipotesi di politiche monetarie espansive nel prossimo futuro.

Virtualmente certo un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nella riunione del FOMC di fine luglio, il mercato si interroga ora sull’entità della riduzione, che per alcuni analisti potrebbe arrivare ai 50 punti base, e sul percorso che la banca centrale intraprenderà poi da qui a fine anno. Tuttavia, questo scenario positivo non ha aiutato durante questa settimana le borse, che hanno invece scontato una stagione di risultati aziendali entrata ormai nel vivo ma che si preannuncia decisamente peggiore delle precedenti in termini di utili realizzati.

Non ha aiutato neppure la nuova dichiarazione con cui il presidente Trump ha minacciato l’applicazione di ulteriori tariffe doganali alle importazioni cinesi. Dal canto suo, la Cina ha pubblicato in settimana una variazione tendenziale del PIL nel secondo trimestre che è risultata la peggiore dal 1992, per effetto della guerra commerciale con Washington; tuttavia, i dati mensili mostrano segnali di stabilizzazione che farebbero pensare al raggiungimento di un nuovo punto di equilibrio.

In Europa l’indice di fiducia ZEW sull’economia tedesca è uscito più debole delle attese, mentre la sterlina si è indebolita sulle prospettive di una Brexit senza accordi che i candidati alla guida del partito conservatore si sono detti favorevoli a considerare.

Sugli altri mercati, da segnalare la discesa del prezzo del petrolio, a dispetto di una crescita della tensione in Medio Oriente: se da un lato, infatti, l’Iran si è detto disposto a fare concessioni sul proprio programma nucleare, d’altro canto la Marina statunitense ha abbattuto un drone di Teheran, rispondendo ad un’analoga mossa iraniana accaduta nelle scorse settimane.

Nel corso dei prossimi giorni, il dato di maggior rilievo negli USA sarà probabilmente la prima stima del PIL del secondo trimestre, che dovrebbe sancire ufficialmente un marcato rallentamento dell’economia rispetto al primo quarto dell’anno. Oltre ad esso, è prevista la pubblicazione degli indici PMI di giugno, degli ordini di beni durevoli e dei risultati semestrali di ben 145 aziende appartenenti all’indice S&P 500.

In Europa, la riunione di politica monetaria della BCE, che anticipa di qualche giorno quella della Federal Reserve, dovrebbe segnalare il possibile cambiamento di politica monetaria anticipato dai discorsi di Draghi e di altri esponenti dell’istituto, anche se fino a settembre i mercati non si attendono effettive variazioni. Tra i dati congiunturali, da segnalare gli indici PMI di giugno e il sondaggio IFO in Germania.

Infine in Asia la settimana appare abbastanza priva di dati rilevanti, fatta forse eccezione per il PIL del secondo trimestre sudcoreano, che potrebbe dare indicazioni sugli effetti collaterali della guerra commerciale in atto su un’economia esportatrice come quella del paese asiatico.