La sostenibilità entra nel processo di erogazione del credito alle aziende

Dal 2022, i temi della sostenibilità diverranno sempre più centrali per gli imprenditori, per le banche, per le autorità di vigilanza e per gli investitori. Gli istituti di credito saranno infatti obbligati a prestare molta attenzione nel finanziare attività non allineate alla classificazione green, sulla base della tassonomia che il Regolamento UE 2020/852 ha introdotto nel sistema normativo europeo.

Ricordiamo che la tassonomia è la classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base all’allineamento agli obiettivi ambientali dell’Unione Europea e al rispetto di alcune clausole di carattere sociale.

Al grande cambiamento nell’attività bancaria contribuirà in modo determinante l’introduzione di un nuovo indicatore, voluto dalle autorità di vigilanza europee, che diventerà centrale nei criteri di valutazione del merito creditizio: il Green Asset Ratio (GAR). Si tratta di un indice derivante dal rapporto tra le attività totali della singola banca (denominatore) e quelle solamente allineate alla normativa sulla sostenibilità (numeratore).
L’indicatore fornirà una sorta di fotografia del livello di esposizione ai rischi climatici del settore creditizio, in coerenza alla linea di azione che ispira la BCE; quest’ultima ha identificato i rischi climatici tra i principali fattori di rischio nella mappatura delle criticità da tenere sotto osservazione all’interno del Meccanismo di Vigilanza Unico (MVU) per il sistema bancario dell’area dell’Euro.

Per calcolare l’indice saranno indispensabili i dati forniti dalle aziende, le quali, se non in grado di farlo, potranno subire un aumento del costo del finanziamento se non addirittura la mancata erogazione del credito.
Circostanza che è stata recentemente sottolineata da Paolo Angelini, vicedirettore generale della Banca d’Italia, che afferma che “é necessario rivedere in modo opportuno la governance e l’operatività aziendale, e migliorare la disponibilità di dati”, aggiungendo che “un intermediario potrebbe essere penalizzato dal mercato (maggiore costo di raccolta e capitale) anche solo in base alla percezione di un non adeguato controllo dei rischi climatici e ambientali”.

Il tema inizierà a riguardare le imprese di grandi e medie dimensioni, già soggette alle Direttive sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD) e sul Reporting Aziendale di Sostenibilità (CSRD), che hanno già avviato processi di trasformazione industriale per essere pronte a rispondere sia al legislatore europeo sia al mercato.
Nel tempo il perimetro si estenderà anche alle PMI, perché ad esempio presenti in catene di forniture oggetto di valutazione di sostenibilità da parte della grande impresa. Altro aspetto da non trascurare dalle PMI è quello relativo alla composizione delle fonti di finanziamento, che affianca al canale bancario anche l’attività dei fondi di Private Debt, sempre più attenti alle richieste degli investitori sull’utilizzo di politiche ESG nella valutazione degli emittenti delle obbligazioni da sottoscrivere. Si comprende quindi come la “qualità” dei dati forniti dalle aziende agli intermediari sia fondamentale: su questo terreno le PMI hanno ancora tanto da fare. La responsabilità delle imprese rappresenterà un elemento centrale, e il ruolo del sistema finanziario sarà cruciale nell’accompagnare le PMI in un percorso di crescita e di maggiore impegno nell’affrontare i cambiamenti del contesto economico e normativo.

Zenit SGR, che già sugli emittenti nel suo primo fondo di private debt “Progetto Minibond Italia” ha posto attenzione ai temi della sostenibilità ambientale e della qualità del governo dell’azienda, ora dispone di una policy ESG che, attraverso il questionario e il processo di valutazione interno, consente l’avvio di una collaborazione tra intermediario/investitore e azienda, anche di piccole dimensioni, su questa importante e ineludibile tematica. Il rinnovato processo di investimento sarà progressivamente utilizzato, laddove possibile, nella delega di gestione del secondo fondo di private debt, partito nell’ottobre del 2021. La proattiva azione svolta da Zenit SGR intende contribuire all’apertura di un percorso che, negli anni, accompagni le PMI a una migliore standardizzazione e semplificazione delle informazioni sulla sostenibilità socio-ambientale e di conduzione dell’azienda, che possa consentire di sostenere il confronto con le mutate valutazioni del mondo bancario e le richieste del mercato dei capitali.