Piazza Affari non è da buttare

L’Italia non sta passando una fase facile e, come sempre è successo negli ultimi anni, a determinare la crisi si sommano fattori tipicamente endogeni che vanno ad amplificare una tendenza generalizzata. Basti pensare al- l’andamento del Pil dell’Eurozona, invariato su base congiunturale e in calo invece in Italia. Nel nostro paese già da luglio indicatori come la produzione industriale e gli investimenti hanno mostrato segnali di una possibile nuova recessione.

 

Nel frattempo anche il mercato azionario si è unito alla (per il momento) minicorrezione, che per la verità in Europa tanto mini non si è dimostrata, in corso a ottobre. Piazza Affari rimane sostanzialmente una scommessa ad alto beta sulla ripresa europea, dopo anni di performance magrissime: in un contesto di nuova crisi economica e con i vizi tipici dell’economia locale, un’ulteriore tracollo della redditività delle aziende del Belpaese rischierebbe di farsi sentire pesantemente su titoli non più così a sconto come un paio di anni fa.

Stefano Fabiani, responsabile gestioni patrimoniali di Zenit SGR, risponde alle domande per Fondi & Sicav.

Che cosa prevedete per l’economia italiana? Pensate che si potrà vedere un minimo di ripresa?
“La nostra economia soffre, oltre che per la debolezza congiunturale dell’area euro, anche di problemi strutturali radicati nel sistema locale che accentuano le difficoltà e la rendono meno reattiva alle misure di stimolo. Non è troppo sorprendente, quindi, vedere che i primi tentativi di rilancio dei consumi e dell’attività di impresa non trovano riscontro nei dati statistici: occorrerà tempo perché queste misure vengano sentite come strutturali e dovranno essere accompagnate da riforme che cambiano la percezione del livello di rischio e di complicazione del fare business nel nostro paese”.

Qual è la vostra valutazione sulle banche italiane?
In questo ambito invece tutto sommato le cose potrebbero andare, come avvenuto nel recente passato, peggio. Stress test e asset quality review non dovrebbero dunque presentare rischi particolari. Almeno questa è l’opinione di Stefano Fabiani, di Zenit SGR: “Il sistema italiano è oggi, nelle sue banche principali, ben capitalizzato e con un più che sufficiente livello di liquidità. Ci aspettiamo infatti che i primi due istituti, Intesa e UniCredit, passino senza particolari problemi sia l’asset quality review, sia lo stress test imposti dalle autorità europee. Ci sono situazioni più critiche nelle banche regionali e di dimensione minore, ma nel complesso il sistema è saldo. A medio termine gli interrogativi maggiori sono legati alla congiuntura: solo una ripresa del Pil potrà fare ripartire gli impieghi e fare ritornare la redditività del settore a livelli accettabili.

Quali sono le prospettive di utili?
“Dopo i recenti dati economici e le guidance fornite dalle aziende a seguito della comunicazione dei dati semestrali, le stime di profitti sul 2014 sono state ulteriormente riviste al ribasso e oggi il nostro mercato gira a circa 16,5 volte gli utili di quest’anno. Per ora le stime sul 2015 restano non troppo lontane dai precedenti livelli, con una crescita attesa elevata che ci porterebbe a 12,5 volte gli utili stimati per il prossimo anno. In buona parte l’incremento dei profitti è dovuto al settore bancario, che dovrebbe vedere minori svalutazioni rispetto a quelle messe in bilancio in vista dell’Aqr, ma anche i segmenti assicurativo e ciclico hanno stime per una crescita double digit”.

Dove vedete le migliori occasioni sul mercato azionario italiano?
“Noi continuiamo a preferire un approccio basato sullo stock picking. In particolare guardiamo temi nel settore industriale con leadership in nicchie redditizie, che magari possano anche beneficiare della svalutazione dell’euro (dollar sensitive). Altra opportunità è rappresentata da società con business anche domestico, buon cash flow e capacità di pagare dividendi in modo sostenibile, con spazio per ristrutturazione e taglio dei costi”.