minibond: italia sotto i riflettori, reattive anche le pmi

Piazza Affari è un tema sempre più ricorrente nelle politiche di investimento. Che cosa è che ha  spinto il nostro mercato a correre così tanto?

Da  inizio di quest’anno il mercato azionario italiano sta sovraperformando il  mercato europeo:  senza dubbio il tema politico e le riforme istituzionali in preparazione  ne sono la motivazione. Le attese per le riforme istituzionali, che dovrebbero garantire  governabilità, e per le riforme  del mercato del lavoro, unitamente alla riduzione del carico fiscale sulle imprese e sulle famiglie, spiegano l’accelerazione del nostro  listino. I  mercati sembrano credere che qualcosa accadrà, ed è per questo che soprattutto gli  investitori  esteri hanno deciso di destinare una parte dei loro investimenti i al nostro Paese.

 

Lei gestisce un fondo specializzato sul listino milanese,  quali sono le prospettive, i punti di forza e quelli di debolezza?

I punti di forza sono rappresentati dalle valide  aziende  quotate che  negli ultimi anni di crisi hanno saputo ristrutturarsi  e presentano multipli di borsa  interessanti rispetto ai peers internazionali.  La debolezza è rappresentata dal legame a doppio filo con la stagione delle riforme, condizione necessaria  affinché  tutto si trasformi nella realtà dei numeri dell’economia reale, e non solo in quella finanziaria.

 

Qualcuno teme che la corsa del mercato sia strettamente condizionata dalla capacità del governo a portare a compimento le riforme. Lei cosa ne pensa?

Sono d’accordo: le riforme sono  quello che serve al nostro Paese per estrinsecare le sue importanti potenzialità di crescita.  E’ necessario che una forza politica debba poter governare con continuità almeno per una legislatura.

 

Come si posiziona l’Italia rispetto agli altri mercati che sono stati protagonisti nella crisi del debito dell’eurozona?

Per quanto concerne il nostro Paese la crisi del debito ha rappresentato uno snodo cruciale, sia nella fase acuita della crisi sia nel corso dell’uscita dalla stessa . Lo scampato pericolo sul lato debito e la successiva fase di ripresa e tentato rilancio dell’economia, hanno un potenziale assai maggiore per l’Italia. Le minori tesioni hanno  dapprima impattato significativamente sul prezzo del nostro debito e potrebbero  impattare ancora più significativamente sulla nostra Borsa.

 

Com’è oggi lo stato di salute delle pmi italiane?

Le piccole e medie imprese italiane ancora una volta hanno dato evidenti segnali di reattività, per lo meno quelle quotate a cui ci riferiamo. Questo è stato compreso dai mercati ed infatti la performance delle mid-small cap è stata negli ultimi due anni significativamente migliore rispetto alle large cap.  Penso che sia solo una parte del  potenziale, ora che  il mercato sta per essere riscoperto anche da investitori stranieri.

 

Che cosa manca al nostro listino rispetto a quelli europei?

Indubbiamente penso che la mancanza principale sia la numerosità dei titoli quotati  ed i costi e le procedure per la quotazione, rispettivamente troppo elevati e lunghi. Ci sarebbe poi qualcosa da sistemare anche nelle procedure di quotazione, in Italia come anche all’estero, in materia di regole e controlli in fase di nuove quotazioni.

 

Come valuta le recenti ipo?

Giudico molto positivamente le quotazioni effettuate sull’Aim, un segmento del listino che finalmente sta offrendo aziende interessanti ed innovative: con  Italian Indipendent  e Triboo Media  sono state portate sul listino due belle storie di successo italiano.

 

Potrebbe indicarmi quali sono le aziende che reputa più interessanti e perché.

Fiat, nell’imminenza della presentazione  del nuovo piano industriale da parte di Marchionne  mi sembra un “must have”.  E’ già andato molto bene,  ma le valutazioni sono ancora a sconto rispetto ai peers europei. Il rilancio di Alfa Romeo negli Stati Uniti è un tassello fondamentale per questo obiettivo, ed il possibile scorporo del marchio del biscione  è a mio giudizio funzionale alla creazione di un polo del lusso, insieme alle già affermate Maserati e Ferrari, che potrà creare parecchio valore per gli azionisti.

Fra i grandi titoli mi piace anche Finmeccanica, dove un manager come Moretti potrebbe mettere a frutto la sua esperienza di grande ristrutturatore.  Moretti ha riportato a break even le Ferrovie, e in Finmeccanica può fare molto bene.

Fra le società medio piccole  tre storie interessanti sono rappresentate da Triboo Media, Digital Bros e Sesa.

Quest’ultima è un’azienda dell’information tecnology operativa sia nella vendita di hardware, di cui è principale referente dei grossi nomi mondiali dell’informatica nel nostro paese, sia soprattutto nei servizi a valore aggiunto come system integrator, e vanta clienti di elevato standing  che aiuta a gestire le loro esigenze gestionali. Il titolo tratta a significativo sconto rispetto ai peers internazionali ed ha  ottime possibilità di aumentare  fatturato ed utili.

Digital Bros è una società quotata da anni in Borsa che sta vivendo una fase di profondo cambiamento del modello di business, passando dall’editoria fisica di giochi per computer e consolle,  al digital & mobile entertainement.  Le valutazioni di società comparabili all’estero sono lontane anni luce da quelle di Digital Bros che, se dovesse riuscire ad offrire al mercato  una killer application, avrebbe un significativo impatto sui propri utili e sul prezzo di borsa.

Infine una recente quotazione: Triboo Media. La prima ed unica  digital advertising company italiana. Un’azienda con un amministratore delegato di 28 anni che in poco più di 5 anni, dalla sua creazione,  è passata da zero fatturato a oltre 20 milioni di euro per quasi 2 milioni di utile netto. Anche in questo caso è il modello di business innovativo che garantisce consistenti possibilità di crescita,  ed i denari recentemente raccolti con lo sbarco in borsa dovrebbero consentirgli di replicare tale modello anche all’estero.