minibond, confindustria e ance indicano le nuove vie di accesso al credito

le recenti opportunità di finanziamento per le imprese sono state il tema del convegno ospitato dagli imprenditori reggini. Proposta del presidente degli industriali Cuzzocrea e del vicepresidente dei costruttori edili Berna: “Creare un fondo di investimento sul territorio calabrese con il coinvolgimento degli attori istituzionali”.

 

Il 2014 potrebbe essere l’anno della loro definitiva affermazione. Introdotti con il ‘Decreto Sviluppo’ nel 2012 e aggiornati con il pacchetto ‘Destinazione Italia’ del 2013, i minibond, innovativo strumento di autofinanziamento per le aziende non quotate in Borsa, offrono alle società, in particolare piccole e medie imprese, la possibilità di reperire fondi dagli investitori fornendo in cambio titoli di credito in favore di chi desidera credere nel loro progetto.

Un passaggio chiave, dunque, sul fronte allentamento della stretta creditizia e rilancio del sistema produttivo che i direttivi reggini di Confindustria e Ance, in collaborazione con ADB (Analisi Dati Borsa), hanno voluto analizzare a fondo con un qualificato momento di approfondimento che ha posto al centro dell’attenzione i processi operativi e gli aspetti normativi dei minibond.

Dopo i saluti di apertura di Antonino Tropea, direttore di Ance Reggio Calabria, l’evento è entrato nel vivo con il primo dei tre contributi in programma offerto da Gerardo Murano (Chief Analyst and Head of Corporate Finance di ADB) il cui intervento, di natura tecnica, ha riguardato l’inquadramento normativo, la fiscalità, i processi operativi e le opportunità di sviluppo legate ai minibond. “E’ necessario – ha detto Murano – guardare oltre il tradizionale schema che fino ad oggi ha visto la banca quale unico ente finanziatore. La crisi, infatti, ha imposto agli istituti bancari di non poter più vivere solo sui margini di interesse, aprendo di fatto la strada ad altri scenari legati ai nuovi servizi destinati alle imprese e svolgendo così un ruolo di accompagnamento alle imprese stesse, lungo tutto il loro percorso di crescita. Quello dei minibond – ha poi concluso Murano – è sicuramente uno strumento destinato a prendere sempre di più piede in un sistema, come quello italiano, in cui c’è estremo bisogno di mercato e in cui servirà iniziare presto a confrontarsi non solo con il direttore di banca, ma anche con investitori in grado di apprezzare un determinato progetto imprenditoriale”.

Sull’importanza per le aziende di dotarsi di un rating si è poi soffermata Valeria Ricciardi di ‘CRIF Rating Agency’. “Il rating, il cui processo di emissione dura dalle quattro alle sei settimane, è un’opinione indipendente sulla capacità e volontà di un’impresa di rimborsare le proprie obbligazioni finanziarie a scadenza, puntualmente e integralmente. Il rating – ha aggiunto inoltre Ricciardi – consente alle imprese di accedere al mercato di capitali, di accreditarsi nel processo di internazionalizzazione e, non ultimo, di rafforzare la capacità negoziale verso i creditori finanziari e commerciali”.

Gli effetti del credit crunch sono stati illustrati da Teresa Naddeo, amministratore di Zenit Sgr S.p.A., partendo da un essenziale dato storico che vede, tradizionalmente, gli imprenditori italiani chiedere soldi esclusivamente alle banche. “Com’è noto – ha ricordato Naddeo – dal 2008 le banche per finanziare le imprese hanno iniziato a chiedere soldi all’estero. Tuttavia questi mercati sono spariti di colpo e alcuni istituti improvvisamente si sono ritrovati senza la necessaria liquidità. Gli effetti di questa situazione sono stati sanati solo di recente con l’intervento del presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, il quale, però, ha anche precisato che tali correttivi dureranno non più di tre anni. Quella in atto oggi, dopo il Decreto Sviluppo e il pacchetto Destinazione Italia, è una fortissima spinta sui grandi investitori istituzionali a finanziare il sistema. Pensiamo solo che le compagnie di assicurazione possono investire, da qualche mese a questa parte, il tre per cento delle proprie riserve tecniche, che ammontano a circa cinquecento miliardi, in fondi dedicati ai minbond”.

Di obiettivo comune, fra Confindustria e Ance, ha parlato il vicepresidente degli imprenditori edili reggini, Francesco Berna, confermando “l’impegno per la creazione di un fondo territoriale destinato alle Pmi calabresi che passi dall’ampio coinvolgimento degli investitori istituzionali”. Sulla stessa linea anche Andrea Cuzzocrea, presidente di Confindustria Reggio Calabria per il quale “è necessario compiere un deciso salto di qualità, anche sotto il profilo cultuale, nella gestione delle imprese. Quello dei minibond può costituire un’occasione storica per la nostra economia grazie alla quale far emergere la capacità dell’imprenditore di realizzare qualcosa che produca un valore per il territorio in grado di durare nel tempo. Lo sbocco finale dunque – ha concluso Cuzzocrea – non può che essere quello di un fondo di investimento creato da noi e su questa strada stiamo lavorando, anche attraverso momenti informativi e di approfondimento indispensabili per uno strumento ancora troppo poco conosciuto”.