Zenit Megatrend batte la crisi!

In un periodo così difficile e complicato sotto molti punti di vista, Zenit Megatrend si aggiudica il primo posto tra i fondi azionari internazionali nella classifica stilata da Milano Finanza.

Per comprendere le ragioni di questo straordinario risultato, abbiamo intervistato Giulio Zaccagnini, Responsabile Azionario di Zenit SGR.

Quali sono le caratteristiche di Zenit Megatrend?

Zenit Megatrend è un fondo azionario internazionale che investe sui principali mercati globali rispecchiando quella che è la composizione dell’indice Morgan Stanley World. Ha quindi esposizione a Stati Uniti, Europa, Giappone e aggiunge, a seconda dei momenti, qualche posizione sui paesi emergenti dalle migliori prospettive. Gli investimenti sono diretti tramite singole azioni da noi individuate e indiretti tramite una accurata selezione di Oicr (fondi, Sicav Etf ) specializzati. Gli Oicr ci permettono di avere esposizione ad una area geografica o ad un paese oppure a temi e settori specifici.

Quale politica di investimento persegue il fondo?

Gli investimenti si focalizzano principalmente su vari trend di lungo periodo quali ad esempio le energie rinnovabili, la digitalizzazione, l’invecchiamento della popolazione, l’automazione dei processi produttivi e le economie in forte crescita. Dedichiamo molto tempo alla ricerca di aziende coinvolte in interessanti trend in atto. Nel fare questo abbiamo cura di mantenere salde radici nel presente e di investire in realtà dalle prospettive non troppo remote. Per esempio, nel 2017 abbiamo capito il potenziale della tecnologia power to gas ed investito in titoli azionari legati alla filiera dell’idrogeno che oggi sono decisamente apprezzati dagli investitori. Non tutto il portafoglio comunque è rivolto ai temi dell’innovazione. Investiamo difatti anche in realtà di settori maturi ma che possano offrire opportunità di crescita futura non adeguatamente prezzata.

Come ha reagito il prodotto nell’anno della pandemia?

Dopo un iniziale ribasso nel momento del primo lockdown, il prodotto è riuscito a risalire assieme ai mercati recuperando terreno investendo in settori e titoli che potevano trarre vantaggio dalla situazione.

Dapprima abbiamo beneficiato della relativa tenuta e del pronto recupero dei titoli farmaceutici che avevamo in portafoglio e poi abbiamo approfittato dei forti ribassi per fare posizione su grandi aziende a prezzi di sconto e tra cui anche titoli tecnologici in grado di avvalersi della forte spinta alla digitalizzazione e allo smart working come Amazon, Apple, Alphabet e Facebook.

Nel corso dell’anno buoni contributori alla performance, per citarne alcuni, sono stati anche i titoli legati alla energy transition ed in particolare quelli legati al prossimo sviluppo dell’idrogeno come le inglesi Itm Power e Ceres Power e le più grandi capitalizzazioni comunque coinvolte in questo ambito come Cummins o i leaders dei gas industriali Linde e Air Liquide. Anche una azienda svedese come Epiroc coinvolta nel trend di automazione delle miniere è stato un buon investimento nel corso dell’anno. Negli ultimi mesi infine abbiamo beneficiato del ritorno di interesse del mercato sui temi value ed in particolare dei benefici degli annunci dei vaccini su alcune posizioni nel settore travel&leisure.

Cosa aspettarsi per il 2021?

In tempo di pandemia è difficile fare previsioni e ci sono ancora numerose incertezze. Il Covid19 ha recato dolore a chi ha perso i propri cari e ha prodotto impatti devastanti sulle economie ma, allo stesso tempo, ha portato anche una nuova consapevolezza. La consapevolezza della necessità di tornare agli stimoli fiscali e alla spesa in investimenti dopo anni di stabilizzazione finanziaria. Dopo un periodo caratterizzato dal quantitative easing, sembrerebbe arrivare il tempo di progetti per l’economia reale basati su investimenti concreti volti ad ammodernare e digitalizzare nel rispetto della sostenibilità ambientale. È stata apparentemente rimossa la parola austerity. Un forte cambiamento di prospettiva.

Se queste premesse si confermeranno, se la geopolitica dovesse assumere toni più rilassati, potremmo essere davanti ad un periodo di crescita globale basata su investimenti reali in grado di creare occupazione e risvegliare anche in Europa le sopite domande interne.

In uno scenario simile dovrebbero essere molteplici i settori in grado di beneficiarne ma in particolare quelli legati alle materie prime e all’industria. Il mondo, e questa volta anche l’Europa, hanno davanti a sè una grande opportunità. Bisogna fare di tutto per coglierla.