Disinvestire o non disinvestire?

E’ questa probabilmente la domanda che si stanno ponendo tanti risparmiatori in questi giorni di borse altalenanti.

Nelle situazioni di crisi, che nel terzo millennio non sono certo mancate, il corretto orizzonte temporale che dovrebbe caratterizzare gli investimenti mobiliari viene messo a dura prova.

In generale, infatti, i risparmiatori non sempre agiscono secondo le indicazioni fornite dagli esperti sul corretto orizzonte temporale associato al singolo investimento. E ciò si accentua nei momenti in cui i mercati manifestano segnali di sofferenza.

Ma questo “istinto al disinvestimento” non rappresenta la strategia migliore per affrontare scenari economico-finanziari come quello attuale. E la conferma arriva da quanto accaduto nel recente passato.

Chi nel 2009, in occasione della violenta crisi finanziaria innescata dalla bancarotta della banca d’affari Lehman Brothers, avesse deciso di mantenere le proprie somme investite su un portafoglio azionario diversificato, starebbe ancora oggi conseguendo un rendimento medio annuo positivo, nonostante l’attuale brusco crollo delle performance.

Ora più che mai, quindi, bisogna evitare liquidazioni frettolose, e potenzialmente “fallimentari”, e ragionare invece in un’ottica di periodo non inferiore a 5 anni.

In realtà, le forti discese dei mercati stanno drasticamente riportando i multipli valutativi su livelli verso i quali, solo lo scorso anno, si acquistavano azioni con una certa tranquillità, pur scontando un rallentamento economico. Sulle obbligazioni societarie, il repentino allargamento degli spread mostra rendimenti a scadenza a due cifre anche su società di buona qualità, ad esempio nei settori bancario, assicurativo, delle infrastrutture, delle telecomunicazioni.

Accanto a settori che usciranno fortemente colpiti dalla crisi e con tempi di recupero incerti, ce ne saranno altri, all’interno di nuovi trend economici già attualmente evidenti, che sosterranno la ripresa economica, come sempre accade, anche dopo la crisi più violenta.

E’ per questo motivo che Zenit SGR intende azzerare i costi di apertura di Piani di Accumulo del Capitale (PAC) su tutti i fondi della propria gamma, sottoscrivibili anche online, nella consapevolezza che probabilmente si stanno creando condizioni di ingresso sui mercati molto attraenti che, con la dovuta pazienza, si riveleranno molto premianti per chi inizierà a entrarvi progressivamente.