Coronavirus: le banche centrali al contrattacco

Le Banche Centrali iniziano ad agire, e dopo la FED anche la Bank of England vara un importante pacchetto di misure annunciato stamane per affrontare l’emergenza creata dalla diffusione del coronavirus.

La sua azione è molto tempestiva, mirata e articolata, perché attua una politica di riduzione del costo della liquidità, liberando nel contempo a beneficio dell’economia reale una grande fetta di capitale attualmente vincolato presso le Banche.

Le misure annunciate infatti prevedono 1) un taglio del tasso di sconto di 50 punti base (da 0.75% a 0.25); 2) un nuovo strumento di finanziamento a termine indirizzato alle piccole e medie imprese (TFSME), dove le Banche si andranno a finanziare su un periodo fino a quattro anni presso la Banca Centrale a condizione che a loro volta i fondi siano erogati alle PMI; 3) l’azzeramento del coefficiente di riserva previsto per le Banche per le loro erogazioni creditizie, la cui portata sarà più chiara nell’osservazione che riportiamo del precedente governatore della BOE, Carney; in ultimo, le misure di quantitative easing e gli acquisti diretti verranno mantenuti.

Molto interessanti sono un paio di commenti dell’attuale governatore Bailey e del suo predecessore Carney, che danno una chiave di lettura “costruttiva” sul prossimo futuro.

  • La prima è il fatto che la Banca Centrale sta agendo in stretto coordinamento col Ministero del Tesoro inglese, per massimizzare la forza delle iniziative sul tessuto economico, a testimonianza che gli attori che scendono in campo devono essere tutti quelli che hanno la responsabilità di indirizzo economico di un Paese.
  • Di ancora maggiore interesse quanto affermato da Carney: egli sostiene che come nel 2008 le Banche sono state protagoniste in negativo nello scoppio della crisi finanziaria, ora potrebbero essere tra i soggetti più attivi nel superare questo difficile momento, continuando a prestare per sostenere l’offerta produttiva.
  • Il sistema bancario attuale è più forte e resiliente anche per l’azione della Banca Centrale, che ha richiesto nel corso degli ultimi dieci anni di costituire una riserva di capitale da usare in termini anticiclici, attraverso l’imposizione di una percentuale di accantonamento arrivata sino al 2% in rapporto all’erogato. Ebbene col suo azzeramento, si liberano capitali pari a circa £ 200 miliardi di nuovi prestiti per le imprese, elevando notevolmente la capacità erogativa delle banche rispetto allo scorso anno; a questo si aggiunge la spinta del TFSME, equivalente al TLTRO adottato dalla BCE, che mobiliterebbe ulteriori risorse fino a £ 100 miliardi per i settori economici più bisognosi di aiuto.

Quanto riportato dagli autorevoli banchieri conferma che questa crisi ha una matrice diversa da quella del 2008, perché non originata da un uso “speculativo” del debito bancario, e nello stesso tempo perché sollecita un’azione altrettanto incisiva da parte del Tesoro Inglese per un utilizzo sinergico della leva fiscale.

Ci pare che dal Regno Unito, dopo Brexit, arrivi un buon e pragmatico segnale per la riunione di domani della BCE. E’ chiaro che da questa situazione si uscirà con un’azione coordinata a livello globale, e speriamo che le misure della BOE siano utili a indirizzare il lavoro della neo Governatrice Christine Lagarde, nel fare del suo meglio per convincere le Nazioni dell’Eurozona a “sbloccare” in modo vigoroso una leva fiscale europea che adesso è arrivato il momento di utilizzare.